Nato il 28 febbraio 1999, a 25 anni Luka Dončić ha già collezionato tantissimi record, sia tra le file del Real Madrid che con la nazionale slovena. E ora ha riportato i Dallas Mavericks alle NBA Finals, 13 anni dopo le gesta indimenticabili di Dirk Nowitzki.
Un predestinato
„È in sovrappeso, si nutre male e fa troppe serate brave. Non si dedica alla causa e troppo spesso gioca con sufficienza“. Secondo molti addetti ai lavori e semplici appassionati della palla a spicchi, erano questi i peccati di Luka Magic, uno che avrebbe deciso di non sfruttare appieno le immense qualità ricevute da madre natura. Inoltre, il rinnovo di Kyrie Irving con i Mavericks per molti era stato un errore madornale. „Irving non è compatibile con Dončić perché è soltanto un sociopatico che rovina le squadre in cui milita“, era il parere comune oltreoceano. Il risultato? 4-1 ai Minnesota Timberwolves e approdo alle NBA Finals, in una sfida che vedrà la franchigia texana affrontare i Celtics di Tatum, White, Porzingis, Holiday e Brown. Un’autentica corazzata, che soltanto un duo imprevedibile e talentuoso come quello formato da Dončić e Irving può battere. E se i numeri di Tatum, uomo copertina dei Celtics, fanno venire i brividi, le statistiche di Dončić sono letteralmente senza senso: PlayOff Leader per punti, rimbalzi, assist, palle rubate e triple.
L’aneddoto
All’inizio di gara 5 a Minneapolis, un tifoso Timberwolves comincia ad agitare un fazzoletto bianco ogni volta che lo sloveno gli si avvicina, urlando di smetterla di lamentarsi per i falli non fischiati. Luka lo guarda sorpreso e gli sorride. Da lì in poi, il pandemonio: 36 punti, 10 rimbalzi, 5 assist e 2 palle rubate. Di quei 36 punti, 20 li ha messi a segno nel solo primo quarto, mettendo a referto più punti di tutti i giocatori avversari (20-19). E ogni volta che la palla entrava nel canestro, Luka si voltava per cercare con lo sguardo il tifoso che aveva „osato“ provocarlo, con una fame e una voglia incontenibili, che riportano alla mente certi campioni del presente e del passato. Come il LeBron James delle Finals 2016, il Kobe iconico del 22 gennaio 2006 (81 punti a referto contro i Raptors) il Jordan delle finali 1998 contro Utah. Paragoni irriverenti? No, perché Luka Magic sta dando davvero l’impressione di poter entrare nel ristretto novero delle leggende, Tatum e compagni permettendo.
La serie contro Minnesota
Dallas-Minnesota è stata una delle finali di Conference più belle degli ultimi anni: due squadre fortissime si sono fronteggiate alla pari per tre quarti di gara, sfruttando fisicità, talento e profondità del roster. Una serie che per 4 volte su 5 ha visto trionfare la franchigia di Kyrie Irving e Luka Dončić. Il motivo? Più affamati, precisi, forti. L’ennesima prova maiuscola fatta di step-back, triple, canestri con un coefficiente di difficoltà altissimo e zero paura dei difensori avversari di un Luka Magic letteralmente „unstoppable“. Quando è in partita ed è concentrato sull’obiettivo, Luka è senza dubbio il giocatore più simile a LeBron James in circolazione. E Kyrie, che in passato è stato la spalla perfetta di James, adesso lo è di Dončić. I Mavs hanno costruito il supporting cast ideale per versatilità, difesa e stazza e ora puntano con decisione all’anello, guidati da un ragazzo nato a Lubiana che sta facendo letteralmente innamorare di sé coach ed ex giocatori. Ultimo della lista Sam Mitchell, che lo ha definito il miglior giocatore in circolazione.
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